Il ramo d'ulivo come simbolo dei giochi olimpici dell'antica Grecia

Sono i più grandi giochi sportivi dell'antichità. Sono nate come parte di un culto religioso e si sono tenute dal 776 a.C. al 394 d.C. (per un totale di 293 Olimpiadi) a Olimpia, considerata un luogo sacro dai Greci. Anche il nome dei Giochi deriva da Olimpia. I Giochi Olimpici erano un evento significativo per tutta l'antica Grecia, che andava oltre la portata di un evento puramente sportivo. La vittoria alle Olimpiadi era considerata estremamente onorevole sia per l'atleta che per la polis che rappresentava. A partire dal VI secolo a.C., sull'esempio dei Giochi Olimpici, si svolsero altre importanti competizioni greche: i Giochi Pitici, i Giochi di Eastmeia e i Giochi di Nemea, anch'essi dedicati alle varie divinità greche antiche. Ma le Olimpiadi erano la competizione più prestigiosa. I Giochi Olimpici sono citati nelle opere di Plutarco, Erodoto, Pindaro, Luciano, Pausania, Simonide e altri autori antichi. Alla fine del XIX secolo, le Olimpiadi furono rilanciate su iniziativa di Pierre de Coubertin.

I GIOCHI OLIMPICI DALLA NASCITA AL DECLINO

Ci sono molte leggende sull'origine dei Giochi Olimpici. Sono tutti legati agli antichi dei ed eroi greci.

La leggenda più famosa narra che Ifite, re di Aelis, vedendo che il suo popolo era stanco di guerre interminabili, si recò a Delfi, dove una sacerdotessa di Apollo gli diede un ordine degli dei: organizzare feste atletiche greche comuni che fossero adatte a loro. Allora Ifite, il legislatore spartano Licurgo e il legislatore e riformatore ateniese Cliosfene stabilirono la procedura per questi giochi e strinsero un'alleanza sacra. Olimpia, dove si sarebbero svolti i festeggiamenti, fu dichiarata luogo sacro e chiunque fosse entrato armato nei suoi confini fu dichiarato criminale.

Secondo un altro mito, Eracle, figlio di Zeus, portò un ramo d'ulivo sacro a Olimpia e istituì giochi di atleti per celebrare la vittoria di Zeus sul feroce padre Crono.

Si sa anche che Ercole, organizzando i Giochi Olimpici, commemorò Pelope (Pelops), che sconfisse il crudele re Enomao in una corsa di carri. Il nome Pelope è stato dato alla regione del Peloponneso, dove si trovava la "capitale" degli antichi Giochi Olimpici.

Le cerimonie religiose erano una parte essenziale degli antichi Giochi Olimpici. Secondo l'usanza, il primo giorno dei Giochi era riservato ai sacrifici: gli atleti trascorrevano quel giorno presso gli altari delle loro divinità protettrici. Lo stesso rituale si è ripetuto nella giornata conclusiva dei Giochi, quando sono stati consegnati i premi ai vincitori.